guida autonoma

Viviamo in un’epoca di grossi cambiamenti e inevitabili incertezze, con i suoi pro e i suoi contro, con le sue opportunità e contraddizioni.

La nuova mobilità porterà inesorabilmente a un diverso rapporto con l’automobile e a mutare le nostre abitudini.

Qui ci concentriamo sulla futura guida autonoma e sull’impatto che avrà sulla customer experience.

Da un lato i crescenti investimenti promossi dai nuovi player tecnologici. Dall’altro, la resistenza mossa dai car guy duri e puri, dai nostalgici che continuano a vedere nell’auto l’espressione di una certa libertà, anche di pensiero, raffigurata dalle mani ferme sul volante.

Ma sarà davvero così? Oppure rischiamo di cadere in un bias cognitivo? La guida autonoma ci darà di più, oppure toglierà qualcosa?

I fattori da considerare

Per rispondere a queste domande bisogna analizzare vari aspetti. Uno di questi sarà dato dal fattore tempo impegnato negli spostamenti, trascorso all’interno dell’abitacolo a guida autonoma.

Su questo punto, l’analisi dovrà soffermarsi non tanto su quanto tempo trascorreremo all’interno del veicolo ma sulla qualità del tempo speso.

Sarà tempo di maggior qualità, potremo interpretare l’abitacolo come un ufficio, avendo più tempo per rispondere a mail e chiamate, oppure semplicemente potremo concentrarci di più sul paesaggio o, meglio ancora, riposarci.

Vivremo l’abitacolo come una vera e propria “rivoluzione sociale”, accompagnata dall’evoluzione tecnologica dei dispositivi di infotainment e di sicurezza, che ci permetteranno di ricevere maggiori informazioni dall’ambiente esterno. Ma non solo. Ci consentiranno anche di comunicare meglio con gli altri veicoli, rendendo i viaggi in auto sicuri tanto quanto i viaggi aerei.

Un altro aspetto da non sottovalutare riguarderà il fattore umano, ovvero come cambieremo noi a livello psicofisiologico durante un tragitto.

Questo perché sarà un cambiamento che non subiremo in maniera passiva, ma anzi agevolerà anche il benessere psicofisico, in quanto non ci dovremo più stressare al volante.

Ciò comporterà anche una risposta a livello ormonale, producendo meno cortisone, principale risposta cerebrale a eventi stressanti, che accadranno sempre meno con l’avvento della guida autonoma.

Un terzo fattore è costituito dall’accelerazione del processo già in atto sulla modalità di acquisto della mobilità, sempre più spostata verso forme di noleggio anche breve e di sharing.

Il veicolo diventa un luogo pubblico, motore di socialità, mentre l’attenzione non sarà più focalizzata esclusivamente sul veicolo ma sulle persone che ci circondano.

La strada verso il “futuro autonomo” sembra già segnata e la domanda sorge spontanea: siamo pronti a questo “terremoto” oppure opporremo resistenze a livello comportamentale?