La vita professionale di Cesare Prati è stata contrassegnata dai trascorsi ai vertici della General Motors, una delle Big Three americane.

Sentirlo parlare, rappresenta per i giovani, che intendono intraprendere la carriera lavorativa nell’automotive, l’opportunità di apprendere quali sono i valori in base ai quali comportarsi.

Sulle strade del SUCCESSO, Cesare Prati

Cesare Prati

Dott. Prati, com’è iniziata la sua storia professionale in General Motors?

Laureato in Economia e Commercio, ho avuto la fortuna di affacciarmi al mercato del lavoro nel momento in cui General Motors Europa stava selezionando un gruppo di neo-laureati europei per inserirli in un percorso annuale di formazione on the job presso le proprie sedi centrali in Svizzera, Germania e Uk.

Entrato in questo gruppo e completato l’anno di formazione all’estero, entro in GM Italia dove inizio da forecasting e pianificazione in direzione Marketing.

L’avvio di una carriera in GM contraddistinta dalle esperienze internazionali…

Esattamente. Da quel momento inizia un percorso internazionale di quasi otto anni in Germania e Svizzera nei ruoli di Direttore Marketing Operativo per Opel Europa, Direttore Vendite Europe per Chevrolet Europa e infine per un breve periodo Direttore Marketing Opel Europa.

Poi GM entra nel periodo finale della propria storia Europea con il marchio Opel.

Lascio GM, rientro in Italia, dove pur rimanendo nel mondo automotive, inizio un’esperienza professionale molto diversa, assumendo la responsabilità di costruire in Italia e in altri 10 mercati del centro-est Europa l’organizzazione commerciale per CitNOW Video systems, un’azienda inglese che ha ideato un’innovativa piattaforma per la comunicazione Video personalizzata tra Concessionarie e clienti.

CitNOW rappresenta una best practice nel processo di costruzione della fiducia con i clienti, come affrontiamo anche nel Master. Come sta andando?

Molto bene.

A circa tre anni da quel momento siamo passati dalla fase di start up a quella di azienda emergente in forte crescita con oltre 10.000 clienti concessionarie nel mondo e un Ebidta che viaggia oltre il 30%.

Un sistema quanto mai attuale, perché consente di mantenere o di creare da remoto un rapporto personalizzato con il cliente nelle vendite o in officina, con concreti benefici nella soddisfazione dei clienti e nel fatturato delle Concessionarie.

Lei si è dovuto relazionare con ambienti determinati da culture diverse. Esistono valori comuni ai quali è importante fare riferimento?

Per il lavoro in azienda è determinante avere idee chiare su come impostare i nostri comportamenti, sul modo di vivere il rapporto quotidiano con colleghi, partner aziendali e clienti. Tutto ciò, al di là delle competenze, che è ovviamente fondamentale costruire.

Oltre le differenze di personalità, che esistono e sempre ci saranno, vivere l’azienda è svolgere il proprio ruolo in un gioco di squadra, non in una disciplina individuale.

Non fraintendetemi, io credo fortemente nelle responsabilità personali di chi è a capo di un’azienda, di un reparto o di un gruppo.

Quando nel dibattito quotidiano si sente giustificare le inefficienze delle organizzazioni (che siano pubbliche o private) con la mancanza delle competenze di chi è in prima linea o con i comportamenti sbagliati di chi, ai livelli intermedi o più bassi nelle organizzazioni non fa il proprio dovere, scusate, inorridisco. Dove sono i “capi”? Chi è il responsabile della squadra e del fatto che un individuo svolga le proprie mansioni in modo adeguato?

E qui veniamo alla figura del Leader. In che modo riconosciamo un vero Leader?

Iniziamo veramente dall’inizio, dai basic, dai fondamentali. La prima cosa è la capacità di ascoltare.

Sembra ovvio ma garantisco, non lo è assolutamente. La capacità di ascoltare è un prerequisito indispensabile per la costruzione delle competenze ma anche per la risoluzione dei problemi e la gestione e la motivazione del gruppo. Parlo di un ascolto critico per acquisire nuovi dati che ci servono a creare o riconsiderare i nostri convincimenti. In quest’ultimo caso servono poi umiltà e lucidità per cambiare idea quando ci rendiamo conto che è necessario.

Un altro aspetto per me importante è la capacità di bilanciare l’attenzione al dettaglio, essere operativi, hands on, con la delega ai propri collaboratori.

Credo questa sia una delle responsabilità e degli obiettivi principali di un leader: crescere le persone per far sì che divengano pienamente autonome, per aiutarle a diventare i leader del futuro.

A volte assistiamo a comportamenti dove autorità e autorevolezza sembrano confondersi…

La modalità in cui viene esercitata la leadership, rappresenta un altro aspetto fondamentale.

Osservo che atteggiamenti un po’ dispostici, un po’ da bulletto aziendale, non sono così rari.

Comoda scorciatoia per evitare confronto e spiegazioni, a volte utile per coprire qualche debolezza manageriale.

Credo decisamente di più ad uno stile di leadership direttivo ma che coinvolge e si impegna a spiegare e convincere quando necessario. E’ un approccio decisamente più impegnativo e faticoso ma che costruisce la credibilità propria, forma lo spirito di gruppo e motiva le persone.

E ai nostri giovani futuri Leader, quali consigli ritiene sia importante dare?

Fondamentale è l’apprendimento continuo.

Si può concretizzare in vari modi, tutti validi. L’importante è avere diverse esperienze di reparto aziendale e ancor più importante, per crescere ai livelli più alti, risulta un’esperienza internazionale.

Consiglierei di non cambiare troppo di frequente, rincorrendo benefici di breve periodo. Meglio completare l’esperienza in un incarico e cambiare quando ci sono vantaggi concreti di arricchimento del bagaglio d’esperienze.

Importante anche riuscire a individuare in azienda i vostri punti di riferimento, persone più senior di cui assimilare i valori, apprendere le competenze e l’esperienza manageriale. Io devo dire di essere stato fortunato ma credo che in ogni azienda ci siano figure senior da osservare e dalle quali imparare.

Chiudo con un indispensabile richiamo alla dedizione al lavoro, allo spirito di sacrificio e in sostanza a poche happy hours…. La vita in azienda può essere molto divertente e dare grandissime soddisfazioni umane e professionali.

Ringraziamo il dott. Prati per questa stimolante intervista, certi che la sua esperienza e le sue parole siano state d’aiuto non soltanto ai nostri giovani, ma anche a chi, già in azienda, troverà in questa intervista i valori ai quali ricondurre la propria leadership.