La diffusione dei dispositivi telematici all’interno delle flotte di veicoli aziendali pone alcuni quesiti che vanno oltre gli aspetti strettamente tecnici e tecnologici sul monitoraggio e l’analisi dei dati raccolti.

Secondo l’ultimo Rapporto Aniasa l’86% della flotta costituita da veicoli noleggiati è connessa e quindi potenzialmente soggetta a raccolta e analisi di informazioni sensibili, quali la localizzazione del veicolo in tempo reale, lo stato d’uso del veicolo, il comportamento tenuto alla guida dei conducenti.

Ad oggi, ancora una quota minoritaria di aziende utilizza gli strumenti di telemetria per gestire la massa di dati provenienti dalle auto aziendali, ma l’Osservatorio Arval 2025 ci dice che il 64% delle società ha in programma di adottare soluzioni telematiche nei prossimi tre anni.

Questo pone al centro il tema della titolarità dei dati e soprattutto della tutela della riservatezza.

Una questione che assume una rilevanza generale, più ampia del parco auto aziendale, se si pensa all’obbligo della scatola nera o black box entrato in vigore il 7 luglio 2024 per tutte le auto nuove vendute in UE secondo il Regolamento europeo 2019/2144.

Un dispositivo che, sebbene oggetto di discussioni circa la precisione dei dati rilevati, è in grado di tracciare una serie di informazioni importanti in caso di sinistri.

Ma tornando alle auto aziendali, colpisce quanto riportato in una recente indagine promossa da Webfleet, la società olandese di fleet management acquistata da Bridgestone nel 2019, secondo cui il 34% dei fleet manager teme che la gestione telematica possa provocare contenzioni con i dipendenti e in ogni caso aumentare la conflittualità interna.

Un feedback che deve essere colto e merita un approfondimento.

Il punto di partenza è il rispetto della normativa GDPR (Regolamento generale sulla protezione dei dati) ma anche lo Statuto dei lavoratori, in particolare l’articolo 4 che stabilisce finalità, limiti e sanzioni nel trattamento dei dati personali dei dipendenti.

Sul punto dell’informazione e la trasparenza, lo Statuto prescrive che i dipendenti devono essere informati sulle finalità e modalità di trattamento dei loro dati personali attraverso informative chiare e dettagliate.

Un passaggio, quello della corretta comunicazione interna all’azienda, che non sempre gode della massima attenzione da parte degli uffici preposti, una criticità che potrebbe ricadere nelle relazioni gestite dal fleet manager con i drivers.

Siamo convinti che dedicare un paio d’ore di formazione del personale dipendente sulla gestione telematica dei veicoli assegnati, rappresenti, oltre che un dovere informativo, un investimento nella costruzione della relazione basata sulla fiducia tra lavoratori e datore di lavoro.

Di conseguenza, un ipotetico macigno tolto nel processo di fleet management presidiato dal fleet manager.

Parlare ai propri dipendenti degli obiettivi dei dispositivi telematici, evidenziando l’utilizzo della trasmissione in rete dei dati per la prevenzione dei rischi.

Il rischio di fermare la macchina per un segnale di inefficienza gestito tardivamente, con la conseguenza di dovere attendere per un veicolo sostitutivo non sempre corrispondente a quello assegnato, il rischio di contenziosi in caso di sinistri di dubbia responsabilità, il rischio di restare a piedi in caso di furto del mezzo impossibile da localizzare, il rischio di non guidare correttamente una vettura ibrida o totalmente elettrica in questo modo consumando di più, sia si tratti di  carburante ovvero di energia elettrica, oltre a immettere maggiori sostanze nocive nell’ambiente, il rischio di vedersi addebitare multe per eccessi di velocità o circolazione in ambiti interdetti.

Alcuni fleet manager hanno previsto sistemi premianti per i drivers virtuosi, potrebbe essere una scelta incentivante.

Alcuni dispositivi di geo localizzazione prevedono la possibilità di disattivazione quando il veicolo è utilizzato per motivi non legati al lavoro o fuori dagli orari stabiliti dal contratto.

In ogni caso, il consenso del lavoratore oggetto di tracciamento deve essere esplicito e il coinvolgimento ottenuto con la formazione e l’informazione resta la migliore garanzia del rispetto di correttezza delle norme vigenti e di trasparenza nelle relazioni interne all’azienda.