La veloce trasformazione del contesto automotive ha reso urgente la revisione delle skills che vanno a connotare il profilo del fleet manager contemporaneo.
E la recente pubblicazione della regola UNI 11977 del 10 aprile 2025 attesta la complessità del ruolo, riportando le competenze, le capacità, le abilità personali richieste.
Qui intendiamo ordinare quanto emerge dalla regola, frutto dell’impegno profuso in questi anni dalla commissione tecnica UNI che ha visto coinvolti i Ministeri competenti, le rappresentanze di categoria, le associazioni professionali come AIAGA con cui il Master collabora nei percorsi formativi di qualità con il riconoscimento di crediti utili per la futura certificazione dei fleet e mobility manager.
Per primo, è importante sottolineare come nei lavori finalizzati alla scrittura delle competenze e capacità richieste al fleet manager si sia fatto riferimento al sistema EQF (European Qualifications Framework) che con i suoi 8 livelli di apprendimento garantisce ai cittadini europei di far valere le proprie qualificazioni in tutto l’ambito lavorativo comunitario.
Una premessa notevole che valorizza a livello transnazionale la futura certificazione delle competenze dei ruoli professionali caratterizzanti la nuova mobilità, come il fleet manager, il mobility manager, il chief of fleet-mobility-travel officer e il travel manager.
Concentrandoci sul fleet manager, secondo quanto riportato dalla UNI 11977 nella legenda dei termini e definizioni, di cui al punto 3.11, per fleet manager si intende il profilo professionale che assicura un’efficace ed efficiente organizzazione e gestione di una flotta aziendale nei modi, tempi e vincoli definiti dalla car policy, al fine di garantire il perseguimento degli obiettivi di mobilità, economici e ambientali definiti.
Ma è dalla associazione al livello 5 della classificazione EQF e QNQ che la regola UNI certifica la complessità del ruolo e la qualità delle competenze richieste al fleet manager.
Infatti, andando ad approfondire che cosa prevede il livello 5 in termini di conoscenze, abilità e competenze, leggiamo: “conoscenze e abilità avanzate, spesso richieste per il lavoro di livello tecnico…”
Il quinto livello EQF/QNQ non comporta necessariamente il conseguimento di un livello di studi universitario, limitandosi al momento al requisito di diploma superiore, ma è chiaro che l’accresciuta complessità del contesto e l’assunzione di maggiori responsabilità non può che spingere il fleet manager ad avvertire la necessità di percorsi di studi più ampi.
È sufficiente scorrere i requisiti di conoscenza elencati dalla regola UNI al punto 5.2.2 con riferimento al fleet manager perché sia immediatamente evidente la consapevolezza di una solida formazione di base.
Conoscenze articolate che trovano riscontro nell’elencazione dei compiti attribuiti dalla regola al fleet manager (di cui 4.2 della regola UNI 11977).
Tra questi compiti, crediamo sia utile evidenziarne tre:
- la gestione proattiva delle relazioni interne alla propria organizzazione ed esterne, leggi i professionisti del settore e i fornitori;
- la raccolta e l’analisi di dati e delle informazioni, loro monitoraggio e aggiornamento continuo;
- l’attuazione dei processi di fleet management e loro presidio.
Attività che per essere svolte efficacemente hanno bisogno di competenze non banali, facendo leva sulla capacità del fleet manager di utilizzare le conoscenze acquisite negli anni, prima in ambito formativo e quindi nel contesto lavorativo.
Il processo di qualificazione del ruolo professionale del fleet manager, di conseguenza, passa attraverso il rafforzamento e l’aggiunta di nuove skills.
Si pensi, ad esempio, alle conoscenze nelle seguenti materie:
- tecniche di negoziazione con relativo apprendimento per una comunicazione efficace, la gestione dei conflitti, l’applicazione di modelli di partnership;
- sistemi di data warehousing e data mining con relativa capacità di analizzare il dato e successivo reporting;
- la normativa nazionale ed europea sui temi della mobilità sostenibile;
- il trattamento fiscale sulle auto aziendali con particolare riferimento alla fattispecie dei fringe benefit;
- la determinazione del TCO (total cost ownership) e del TCM (total cost of mobility) per raggiungere gli obiettivi di efficienza e sostenibilità del parco veicoli;
- i principi di contrattazione collettiva territoriale per la definizione di premi di risultato nella componente di mobilità sostenibile dei dipendenti.
Questo, solo per citare le conoscenze, su cui, ad avviso del Master, andrebbe concentrato l’aggiornamento professionale del fleet manager e come guida di indirizzo per l’HR office nella valutazione preliminare dei curricula e in sede successiva dei colloqui di selezione.
Da parte nostra, l’impegno di continuare ad adeguare il percorso di studi ai profili richiesti nei ruoli professionali per la gestione della nuova mobilità delle persone.
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