Quest’anno il Master Automotive Management ha voluto inserire nel proprio percorso una lezione sul bilancio di sostenibilità che sta facendo breccia anche nelle aziende della filiera Automotive.

Il tema è stato trattato dalla Prof.sa Michela Venditti, Ordinario di Economia aziendale all’Università Gabriele D’Annunzio di Pescara – Chieti.

Lavorando su un caso pratico con oggetto un’azienda Automotive, che ha assunto la forma giuridica di società benefit, ci si è posta la domanda se la redazione di un bilancio di sostenibilità fosse il risultato della revisione della strategia e dei conseguenti processi interni, nella direzione di scelte ambientali consapevoli, ovvero fosse intesa a rafforzare la propria green reputation e quindi rappresentando, più che altro, un’operazione di marketing.

L’ambiente normativo di riferimento

Per comprendere meglio, è bene partire dall’ambiente normativo nel quale si trovano le aziende italiane, a partire dalla nostra Costituzione.

Non tutti sanno che il Testo è stato modificato recentemente, ex Legge costituzionale dell’11 febbraio 2022, precisamente negli articoli 9 e 41 della Costituzione in materia di tutela dell’ambiente.

In particolare, l’articolo 9 estende la tutela del patrimonio artistico e del paesaggio della Nazione all’ambiente, la biodiversità, gli ecosistemi e gli animali.

Mentre il nuovo articolo 41 sancisce che la salute e l’ambiente sono paradigmi da tutelare da parte dell’economia, al pari della sicurezza, della libertà e della dignità umana.

La tutela dell’ambiente è quindi entrata di diritto nella nostra Legge fondamentale, in coerenza con il più ampio contesto normativo europeo.

Ricordiamo, infatti, che il 16 dicembre 2022 è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’UE il testo della Direttiva 2022/2464 sul corporate sustainability reporting (CSRD).

Questa Direttiva europea stabilisce un principo di grande importanza in tema di relazione finanziaria annuale: le informazioni di sotenibilità dovranno essere parte integrante della relazione sulla gestione annuale, sancendo, di fatto, il loro impatto sull’esercizio finanziario dell’azienda.

Inoltre, si stabilisce che il reporting di sostenibilità dovrà essere sottoposto a verifica così come avviene con la revisione contabile dei bilanci di esercizio e consolidati, a conferma della visione finanziaria delle informazioni di sostenibilità.

Infine, per armonizzare i diversi principi di rendicontazione di sostenibilità oggi vigenti, la Direttiva ha delegato l’EFRAG (European Financial Reporting Advisory) quale Ente tecnico preposto a emanare i Sustainability Reporting Standards validi per tutti gli Stati membri UE.

Una volta che la Direttiva europea sarà recepita dai singoli Paesi, sarà obbligatoria a partire dai Bilanci sull’esercizio 2024 per le società di grandi dimensioni quotate per poi essere estese alle imprese di grandi dimensioni non quotate, alle PMI quotate sull’anno 2026 per poi arrivare alle Filiali europee di imprese extra UE sull’esercizio 2028.

L’applicazione nel settore Automotive

Un quadro normativo chiaro che consente di fornire una prima indicazione sullo spirito in cui un’azienda ha affrontato la stesura di un report di sostenibilità, a partire dalle indicazioni fornite sulle attività intraprese in materia di tutela della salute e dell’ambiente e di come la loro valorizzazione ha impattato sulla gestione finanziaria della società.

Se queste considerazioni le contestualizziamo all’intera filiera dell’auto, i report finanziari si confrontano con gli impegni presi dall’ONU per lo sviluppo sostenibile, declinati nei 17 obiettivi dell’Agenda 2030.

Un vero bilancio di sostenibilità dovrà far capire al lettore quanto e in che modo quella società sta realmente contribuendo alla tutela della salute e dell’ambiente nel quale lavorano e vivono i dipendenti con le loro famiglie.

Ma l’approccio a una rendicontazione finanziaria comprensiva degli indicatori sostenibili, sarà misurato anche dall’emergere di nuovi ruoli professionali.

Penso al mobility manager, cioè a colui che si occupa di redigere annualmente il piano spostamenti casa – lavoro, efficientando la mobilità dei dipendenti e rendendola sostenibile con la  promozione degli investimenti in infrastrutture per l’elettrico oltre all’acquisizione di mobilità in pool sharing.

Un nuovo job sul quale il Master ha dedicato una parte del percorso formativo, contribuendo a costruire le competenze necessarie.

Allargando il raggio di influenza su competenze trasversali, citiamo il Sustainability manager con una visione su tutti i processi interni all’azienda.

A questi, si aggiungono gli Esperti di Bilancio di sostenibilità, interni o esterni all’azienda, dove risulteranno utili i Consulenti per la valutazione e verifica del Bilancio di sostenibilità, secondo quanto diposto dalla Direttiva comunitaria 2022/2464 prima ricordata.

Opportunità dunque, ma soprattutto la presa di coscienza di come la tutela della salute e dell’ambiente coinvolga tutti coloro che partecipano alla vita di un’azienda con ricadute benefiche sull’ambiente esterno.