La micromobilità elettrica con i suoi monopattini, hoverboard, segway, monowheel rappresenta ormai da qualche anno una modalità di spostamento diversa rispetto ai mezzi tradizionali all’interno delle nostre città.

La necessità di ridurre l’inquinamento, con la conseguente limitazione alla circolazione dei veicoli termici, ha offerto ai mezzi alternativi elettrici una reale opportunità.

In quest’articolo, concentreremo la nostra attenzione sui monopattini elettrici.

Ma non affronteremo le questioni ancora aperte circa la regolamentazione della circolazione su strada dei monopattini e il loro corretto utilizzo, spesso oggetto di delibere comunali tra loro contrastanti.

Qui, piuttosto, offriremo un punto di vista utile a definire meglio la mobilità futura, connotandola come un sistema articolato di differenti mezzi di trasporto che sarebbe auspicabile integrare meglio.

L’ostacolo dei pregiudizi

Come abbiamo avuto modo di spiegare nel Project work sul MaaS che ha connotato l’edizione 2022 del Master, siamo convinti che la soddisfazione del bisogno primario dell’uomo di spostarsi passi attraverso l’interoperabilità dei sistemi di trasporto, pubblici e privati.

Solo in questo modo potremo garantire a tutti i cittadini, prossimi consumatori di mobilità pulita, la possibilità di raggiungere la destinazione richiesta, per i più svariati motivi, a costi certi e accessibili.

Ma la strada è ancora disseminata di ostacoli, addirittura di pregiudizi.

Il pregiudizio nasce spesso per le approssimative conoscenze che si hanno in materia e per la naturale pigrizia ad approfondire, facendoci trascinare dai più comodi luoghi comuni.

Il primo pregiudizio di cui vale la pena liberarci è che il monopattino elettrico rappresenti un mezzo sostitutivo dell’auto.

Assunto non banale se, per dirla con uno dei padri della strategia manageriale, Michel Porter, ricordiamo che una delle 5 forze da analizzare per definire attrattivo un mercato, è rappresentata dalla minaccia dei prodotti sostitutivi.

Ora, come ha chiaramente spiegato al Master Andrea D’Ercole marketing manager di Helbiz, il monopattino elettrico copre un consumo totalmente distinto dagli spostamenti in auto.

Secondo i dati portati a supporto di questa tesi, la media dei km percorsi con il monopattino è tra 2 e 3 chilometri, a seconda della città, posizionando questo mezzo di micromobilità alternativo all’andare a piedi, ma certamente non sostitutivo dell’auto e neanche della bicicletta o dello scooter.

Un dato che ci porta a riaffermare come un monopattino pieghevole ben si inserirebbe nel modello di mobilità integrata, nel bagagliaio della nostra auto o trasportato con noi su un mezzo pubblico, pronto per essere utilizzato nel cosiddetto ultimo miglio.

Come viene percepito il monopattino?

Ma esiste un secondo pregiudizio che si sposa perfettamente con i luoghi comuni che abbondano nella nostra società.

Il monopattino  sinonimo di degrado urbano, abbandonato a se stesso, dimenticato, danneggiato.

Facile associare immagini di questo tipo a una città come Napoli e alla mancanza di senso civico.

Ebbene, secondo lo Studio presentato da Helbiz, Napoli risulta essere la prima città per fatturato e la seconda per noleggi, con una percentuale di danni e furti marginale.

A riprova che quando un bisogno è particolarmente avvertito, il Fornitore del servizio di mobilità riconosciuto dal consumatore come in grado di soddisfarlo, produce un significativo legame basato sulla fiducia.

Terzo pregiudizio duro da scalfire: il monopattino elettrico in sharing ha un mercato solo nei grandi centri urbani.

Secondo il puntuale Rapporto dell’Osservatorio nazionale di sharing mobility, nelle prime dieci città italiane per la mobilità condivisa, troviamo Pescara, Rimini, Ferrara.

Con la conseguente deduzione, che il business model della micromobilità non si basa tanto sulla consistenza della flotta quanto sulla capacità di tenere alto il tasso di utilizzo del mezzo.

Concludiamo questa nostra analisi sulla relazione tra micromobilità e pregiudizi, prendendo in considerazione il profilo dell’utilizzatore medio del monopattino elettrico.

Chi pensa ancora al ragazzino in monopattino, potrà certamente ancora trovarlo il sabato pomeriggio per quelle che una volta chiamavamo le “vasche” nelle vie del centro o dello shopping, ma se consideriamo l’intera settimana, oltre il 50% dei consumatori di monopattino è costituito da uomini e donne nella fascia di età tra i 18 e i 35 anni, quindi nel segmento universitario o già produttivo del nostro Paese.

Insomma, quanta strada ancora per avere una reale conoscenza del mercato della mobilità e quanto necessaria si dimostra l’opera di divulgazione di una corretta informazione al riguardo.